ARTE CONTEMPORANEA ED EVENTI CULTURALI
Galleria d'Arte Contemporanea ed Eventi Culturali
“… La guardava; un frammento dell'affresco appariva nel viso e nel corpo di lei, e da quel momento cercò sempre di ritrovarvelo, sia che le fosse accanto o semplicemente pensasse a lei…” M. Proust
Via Bertola 29, 10122 Torino
Via Bertola 29, 10122 Torino
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(…) I dipinti di Ambo svelano sorprendenti antinomie e ambiguità mettendo l’osservatore di fronte a una serie di misteriosi paradossi e di dualismi radicali e assoluti. La sua arte è espressa secondo diversi paradigmi pittorici ed è articolata su più piani a seconda del soggetto ed in funzione di esso, egli l’affronta utilizzando soluzioni in prestito da disparati contesti storici dell’arte, producendo un linguaggio autentico ed inimitabile.
Ambo scava incessantemente nelle tradizioni artistiche, nelle tecniche del passato e nelle convenzioni di rappresentazione con esiti, come giustamente ha affermato José Van Roy Dalì: ‘eccelsi’; ciò vale per molti dei suoi lavori. (…)
Mantenendosi ben ancorato alla tradizione ed alla realtà egli approda a nuovi originalissimi risultati pittorici. Le sue ispirazioni sono molteplici, mentre alternativo ed eclettico è il suo modo di dipingere, di fare arte e quindi di vivere. Le sue fonti creative, con ampio uso di citazioni, possono derivare da diversi generi storici e dai più disparati temi iconografici passati e moderni. Egli, anche in virtù di non utilizzare un metodo che sia sempre lo stesso, fatto da lui stesso confermato, e che guardandolo lavorare nel suo studio ho potuto rilevare, riesce in conclusione a filtrare tutto attraverso la propria onnipervadente sensibilità. Ciò che Ambo prende viene adattato ai suoi scopi, trasferito dentro un nuovo sistema che va ad integrare, senza entrare in conflitto o opporsi, i sistemi dei suoi grandi predecessori. Tale autocoscienza artistica, anelando la liberazione dai lacci dell’aridità contemporanea, in un percorso eterogeneo utilizzante più simboli culturali, talvolta espliciti nei titoli e nei richiami figurativi, corre parallela alla vicenda biografica, tanto cruciale quanto enigmatica ed impenetrabile ai più. (…)
Espressione autentica di un occidentale del nostro tempo, il lavoro di Ambo riflette il turbamento lancinante di chiunque viva in questo terribile periodo e lo guardi lucidamente: un tempo cosparso e lievemente ricoperto di meraviglia. La sua tenacia ed onestà, profonde e cristalline, lo conducono a quella suprema facoltà estetica ed a quella forma di vita più nobile e ricca di più libere opportunità di esprimersi. (...) I significanti stratificati sulla crosta pittorica ambiana operano, interagendo intensamente, con il sistema nervoso degli astanti. Nulla nella sua pittura è confortevole, consolatorio, decorativo, d’intrattenimento o illustrativo. Egli è pittore antiborghese in questo senso. E lo è più di quanto lui stesso lo dichiari apertamente in alcuni dei suoi titoli rivelatori; lo è sempre stato, prima ancora di dipingere o disegnare. E lo è tanto più in un epoca fiacca e materialista come la nostra, in cui il dilagante conformismo ha raggiunto il suo apice a braccetto con l’apogeo dell’informazione ed un controllo senza limiti per mezzo della tecnologia e delle macchine, dei devices, degli automi o degli androidi, dello spontaneismo d’autori indipendenti convenzionali. Il suo sottrarsi alla ‘diminuzione di vitalità’ tramite quell’ambiana intensità fa sorgere la differenza tra l’automa e l’umano. Corpi indistinguibili, come i suoi lavori compendiano e adducono, dall’ultimo dei tipi espressi dall’umanità: un androide o un automa che hanno sentimenti di un borghese, entrambi forniti di un organismo sensibile alle medesime sollecitazioni esterne.
Quanto detto lo rende certamente il più originale artista possibile vivente che io conosca, con la diffidenza ed il sospetto che ciò comporta automaticamente in coloro che percepiscono, anche se solo in forma obnubilata ed incosciente, questa stupefacente libertà come un’incessante rimprovero. (…)
E’ contro tutto ciò che lo spirito del nostro tempo comanda: la superficialità (in una parola) che Ambo si rivolta, rovesciandolo con sensibilità e attenzione, poesia e dedizione destinata proprio nei confronti di ciò che pare non avere un posto nell’etica e nell’estetica del nuovo millennio. Non è una vera e propria reazione la sua, credo piuttosto sia la poca disponibilità a lasciarsi annullare che, innata, alberga in lui; qui sorge la differenza con i tutti e con ciò che manca ai più e che, involontariamente, ne fanno un raro caso ed esempio di una particolare forma di individualità.
La democrazia, mascherata come una sua valorizzazione, depaupera l’individualità e si è rivelata di fatto la tomba dell’arte, partecipando attivamente a quel bluff che è a monte delle arti contemporanee. (…)
La stupidità invischia, coinvolge, attrae. Lo spettacolo esorcizza, come una messa, o un’orgia. La massa, trasbordante sentimentalismo e caricata di quel sentimento conformista il quale, tra tutti, è il sentimento che più attecchisce, è sempre pronta a reagire, regolamentando ogni cosa entro l’ordine borghese imperante. Questi uomini dell’ordine non falliscono mai nel riconoscere a fiuto ciò che è loro ostile e trascinarlo in uno dei loro autodafé laici.
Ambo è, al di là della propria volontà, sempre al di fuori e quindi non rispetta il sacro dei luoghi comuni, del pensiero unico, dei tabù, dello spettacolo di destra e di sinistra, ammesso che ci sia una differenza tra lo spettacolo della sub cultura di destra e della sub cultura di sinistra nell’Italia, dal dopo-guerra ad oggi.
I borghesi, come tutte le classi prima di loro, sono così disperatamente aggrappati al potere ma, mentre l’estetica della classe media insieme al suo illusorio potere temporale dilaga, egli si rende immune ad essa, come se per miracolo la grazia fosse discesa su di lui rivestendolo atemporalmente. (…)
Il percorso di Ambo, così come lo conosciamo, rappresenta il punto di arrivo di una lunga evoluzione curiosamente ascetica.
Non possiamo definirlo un ‘tardo umanista del ventunesimo secolo’ e mai in lui si ravvisano tracce, residui o macchie di ‘antropocentrismo’. Piuttosto intravedo un antico, luminoso percorso di reminiscenza.
Egli conosce l’incanto di una visione arcaica, nel binomio inscindibile vita/arte; non aderisce alla frenesia dell’attivismo circostante e, se confrontata a quella della maggior parte delle persone, vive il più liberamente è possibile nella società contemporanea ed in quella cittadina. La sua è anche una rielaborazione del classico che compie con due processi simultanei: rigenera l’eternità rovinando il tempo presente. Questo (r)innovatore, mettendo a fuoco la reale sostanza dei rapporti umani, opera una demolizione di strutture e di sovrastrutture, squalificando i luoghi comuni e le abitudini; il suo pensare è condizionato molto poco da ciò che condiziona ora per ora il sociale, nel progressivo restringimento degli spazi di questo mondo; tenendosi lontano dai polverosi e riarsi deserti dell’attualità, spinge lo spettatore nel movimento di un pensiero che si fa incompatibile con i mezzi di comunicazione, di informazione e tecnologici; si prende il lusso d’appropriarsi di un tempo inconcedibile se non agli appartenenti al sangue regale, agli iniziati. Egli, rendendosi autosufficiente, procede nell’accrescere in modo smisurato quella libertà, tenuta al riparo dagli altrui occhi attraverso una dissimulazione degna di un abile giocatore che dispone di un considerevole numero di carte. Il suo è uno splendore tipico dell’arte universale, d’ogni tempo, in questo senso non gareggia in modernità con gli altri, e non conosce mode, perciò è stato a giusto titolo definito: classico. Sospende aloni di figure umane e aloni di luoghi e di non-luoghi nel limbo di una gravità neutralizzata, cariche di una strana quanto anacronistica intensità; capovolge i valori sociali unanimemente accettati; (…)
Edgar Ziegler – 2020

TARDO POMERIGGIO, olio su tela, 50x40